Attualità

La presenza delle mafie in Abruzzo, la fotografia della Dia nel primo semestre 2020

Sono diversi gli interessi nella nostra regione dei gruppi criminali campani e pugliesi

"Le indagini giudiziarie che si sono succedute nel corso degli anni hanno evidenziato la vulnerabilità del territorio regionale agli interessi della criminalità organizzata, sebbene non siano state accertate, allo stato, radicate presenze qualificate da parte dei sodalizi mafiosi".
Questo quanto si legge in riferimento all'Abruzzo nell'indagine semestrale della Dia, la direzione investigativa antimafia, relativa ai primi 6 mesi del 2020.

Vari esiti investigativi, si legge ancora, hanno confermato l’attività di riciclaggio e di reimpiego di capitali di origine illecita, a opera di taluni prestanome operanti per conto di consorterie mafiose.

In tale contesto, continua l’impegno della DIA nelle attività finalizzate a prevenire qualificate infiltrazioni criminali negli interventi per la ricostruzione post-sismica di L’Aquila e delle altre province abruzzesi, attraverso il costante monitoraggio su imprese e persone fisiche impegnate, a diverso titolo, negli appalti per la realizzazione di edifici pubblici e privati con fondi pubblici.
Riguardo alle organizzazioni camorristiche è stata anche evidenziata la presenza di soggetti legati, tra l’altro, al cartello dei Casalesi, ai marcianisani Belforte (come emerso dall’inchiesta di Africo (Reggio Calabria), che con l’operazione “Giù le mani” del 3 luglio 2019, eseguita dalla polizia di Stato, sono stati colpiti da un ingente sequestro di beni mobili e immobili, tra i quali anche unità immobiliari nel comune di Rocca di Cambio in provincia dell'Aquila, emessa il 15 gennaio 2020 dal Gip del tribunale di Napoli ed eseguita in data il 22 gennaio 2020. Presenti anche i gruppi napoletani Contini, Amato-Pagano, Moccia e Mallardo, frange per le quali il territorio abruzzese rappresenta un punto di approdo per il riciclaggio e il commercio di stupefacenti nelle località turistiche della costa pescarese, chietina e teramana. Inoltre, negli ultimi anni sono stati documentati gli interessi dei clan campani anche nella coltivazione della cannabis in Abruzzo, segnatamente nei campi della Marsica e nella zona del Fucino.

Relativamente alla criminalità di matrice pugliese, le evidenze investigative emerse riguardano prevalentemente le attività predatorie, talvolta, opera di criminali “in trasferta” nel territorio abruzzese, ma anche i traffici di droga, considerata la capacità delle consorterie della Puglia di tessere sinergie criminali con organizzazioni straniere, strumentali a predetto settore. 


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