Cronaca

Abusi del parroco condannati dalla Chiesa, chiesto lo stop al nuovo processo

Il sacerdote era stato rinviato a giudizio dal gup Gianluca Sarandrea e ora il collegio presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine ha aggiornato l'udienza al prossimo 8 giugno, in attesa di conoscere la decisione della Cassazione

Don Vito Cantò

Prima udienza, davanti al tribunale collegiale di Pescara, del processo a carico del parroco di 44 anni Don Vito Cantò, accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni, ai tempi in cui guidava la parrocchia di San Camillo de Lellis a Villa Raspa di Spoltore. Il sacerdote era stato rinviato a giudizio dal gup Gianluca Sarandrea e ora il collegio presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine ha aggiornato l'udienza al prossimo 8 giugno, in attesa di conoscere la decisione della Cassazione, prevista per il 10 aprile, sulla questione del "ne bis in idem" sollevata dall'avvocato del parroco, Giuliano Milia.

La difesa sostiene, in sostanza, che poiche' il prete e' gia' stato condannato dal tribunale ecclesiastico per la stessa vicenda e sta gia' scontando la pena, non puo' essere giudicato una seconda volta da un tribunale penale. Vincenzo Di Girolamo, legale della famiglia del giovane al centro degli abusi, ha presentato una contromemoria, chiedendo invece che il processo penale vada avanti.

Alla Cassazione spettera' il compito di assumere una decisione in merito. Il processo canonico si e' concluso con una sentenza di condanna che prevede l'interdizione perpetua dallo svolgimento di attivita' parrocchiali a contatto con i minorenni, la sospensione per tre anni dal ministero sacerdotale, l'obbligo di dimora per cinque anni, all'interno di un monastero di Roma, al fine di condurre "una vita di preghiera e di penitenza", e la prescrizione di "un percorso psicoterapeutico".

Don Vito Canto' ha comunque evitato la pena massima prevista dal tribunale ecclesiastico, ovvero la perdita dello stato clericale. 


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