Cronaca

Droga a Pescara tramite la 'ndrangheta, due degli arrestati non rispondono al gip

Ma durante l'interrogatorio un 43enne del capoluogo adriatico ha parlato e si è detto estraneo all'associazione per delinquere di stampo mafioso che viene contestata a tutti gli indagati. Il suo legale ha presentato istanza di rimessione in libertà o di arresti domiciliari

Si sono avvalse della facolta' di non rispondere due delle quattro persone sottoposte all'interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, e arrestate insieme ad altre 15 persone lo scorso 21 febbraio dai carabinieri di Chieti al termine di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia de L'Aquila.

Un 43enne di Pescara si e' detto estraneo all'associazione per delinquere di stampo mafioso che viene contestata a tutti gli indagati. L'uomo, che e' assistito dall'avv. Goffredo Tatozzi, ha giustificato la conoscenza con il presunto boss di questa organizzazione sostenendo di aver lavorato con per lui, come piastrellista, nella realizzazione di un villaggio turistico a Brancaleone, producendo della documentazione a sostegno della sua linea difensiva, fra cui un computo metrico del villaggio.

Il 43enne ha anche detto di non conoscere molti degli altri indagati. L'avv. Tatozzi ha presentato, per l'uomo, istanza di rimessione in liberta' o di arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

Ha risposto all'interrogatorio anche un albanese di 29anni che risiede a Francavilla al Mare. Ma il suo legale, l'avv. Giovanni Nunnari, al termine dell'interrogatorio ha riferito solo che il suo assistito ha risposto a tutte le domande, senza entrare nei particolari. Secondo i carabinieri la cellula malavitosa aveva consolidato un efficiente canale di approvvigionamento di ingenti quantita' di cocaina da un gruppo di affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia, a loro volta riconducibili alle famiglie della ''Locale di Plati''.

La droga proveniente dalla Lombardia, una volta in Abruzzo, finiva sul mercato delle zone di Chieti e Pescara. E i proventi dello spaccio venivano reimpiegati nell'acquisizione di attivita' commerciali nel settore della raccolta di scommesse elettroniche e nella ristorazione, e in episodi di usura in danno di piccoli commercianti ed imprenditori locali in difficolta' pretendendo da essi interessi esorbitanti. I reati contestati a tutti gli arrestati, sono l'associazione per delinquere di stampo mafioso, con l'aggravante di essere associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, detenzione illegale di armi da fuoco, estorsione, usura, incendio di esercizio pubblico e di auto e intestazione fittizia di beni, con l'aggravante di essersi avvalsi dei metodi mafiosi.


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