Cronaca

Farindola: minacce e botte a Matrone e Tanda del Comitato delle Vittime di Rigopiano

Il 14 maggio scorso, in occasione del passaggio del Giro D'Italia a Rigopiano, Gianluca Tanda e Giampaolo Matrone si sono recati a Farindola ed avrebbero subito una pesante aggressione fisica e verbale da uno degli indagati

nella foto Giampaolo Matrone

"Io e Gianluca (Tanda) siamo stati offesi, minacciati di morte, aggrediti e malmenati: un episodio gravissimo e inqualificabile. Massimiliano Giancaterino abbia il coraggio di raccontare come sono andati davvero i fatti e si assuma le sue responsabilità"

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Sono le parole di Giampaolo Matrone, pasticcere sopravvissuto all'inferno dell'Hotel Rigopiano dove ha perso la moglie Valentina, che lancia pensati accuse ad uno degli indagati, ex sindaco di Farindola e fratello di una delle vittime. L'episodio è avvenuto lo scorso 14 maggio quando Matrone e Gianluca Tanda (Presidente del Comitato delle Vittime di Rigopiano) si sono recati sul posto invitati dagli organizzatori del Giro D'Italia. In serata si sono fermati a Farindola per incontrare nella piazza del paese Erica Lacchetta, moglie di una delle vittime prendendo un caffè al vicino bar "Orsetto" dove era presente l'attuale sindaco Lacchetta con Massimiliano Giancaterino, fratello della vittima Alessandro Giancaterino ed ex primo cittadino. Entrambi, lo ricordiamo, sono indagati dalla Procura di Pescara.

Matrone racconta:

“Era visibilmente alterato. Mentre ero al bancone mi ha colpito da dietro proprio sul gomito del braccio destro con il chiaro intento di provocare. Mi ha intimato di uscire dal bar e mi ha pure spinto via con la forza, sia me che Gianluca Tanda, apostrofandomi con parole scurrili. Altri avventori inveivano contro di noi e l’attuale sindaco Lacchetta non ha aperto bocca”.

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A quel punto però i due ricevono via whatsapp dei messaggi intimidatori da parte di Giancaterino, e decidono di tornare indietro per chiedere spiegazioni:

"Questi, sempre nei pressi del bar, per tutta risposta reagisce mettendo le mani in faccia al pasticciere di Monterotondo e allontanandolo bruscamente. E altre persone del posto gridano ai due di andare via, aggiungendo epiteti quali “pezzi di m...” e simili. Giancaterino mi ha dato una violenta spinta, mi ha messo la mano sul torace e mi ha scaraventato per terra: avendo una sola mano utilizzabile, non sono riuscito a oppormi e ad evitare la caduta. Abbiamo vissuto momenti di paura: Giancaterino, agente di polizia locale, ha in dotazione l’arma e il gruppetto che era con lui ci minacciava brandendo delle aste”. Un’autentica aggressione “squadrista”"

I due si allontanato dalla piazza, ma Giancaterino li avrebbe di nuovo raggiunti tentando di colpirli con dei pugni ha aggiunto Matrone, e nella calca i due sono anche caduti dalle scale.

“Nella caduta ho riportato un brutto colpo al petto e mentre ero steso a terra, Giancaterino mi ha pure assestato un calcio al volto. Io e Tanda siano stati spinti e strattonati da numerose persone e che ci hanno fatto allontanare, lanciandoci dietro anche tre grossi vasi di fiori da un cortile che solo per miracolo siamo riusciti a schivare”.

Matrone, che è invalido al 100% dopo la tragedia di Rigopiano, si è recato in ospedale per farsi medicare con referto di lesioni, contusioni ed abrasioni con prognosi di 6 giorni, sporgendo denuncia presso i carabinieri di Penne.

“Sono rimasto sconvolto da quanto è successo. Volevo tenerlo per me ma ho deciso di denunciare tutto perché Giancaterino ha raccontato una versione dei fatti totalmente falsa: sappia che abbiamo testimoni. E anche il sindaco Lacchetta deve riferire la verità. Dall’ex sindaco non voglio le scuse ma che abbia il coraggio di assumersi la responsabilità di quello che fa fatto nei confronti dei familiari delle vittime di Rigopiano e del sottoscritto, che è invalido al cento per cento. E intendo anche ribadire con forza che noi non ce l’abbiamo in alcun modo con i cittadini Farindola. Ce l’abbiamo solo con gli indagati di Farindola: sono loro che tengono in ostaggio la comunità”.


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