Cultura

Manuel Agnelli cita Flaiano e incanta il teatro Massimo con il suo live semi-acustico

Una serata intensa, tra riflessioni sulla morte e autoironia. In scaletta i successi degli Afterhours ma anche begli omaggi a Kurt Cobain, Lou Reed e Joy Division. E non manca addirittura la cover di un brano di Lana Del Rey

Una scenografia che ricorda vagamente "Ossigeno", il suo programma cult da poco ripartito su Raitre, e un'inusuale impostazione unplugged sporcata ogni tanto dal leggero crunch di qualche chitarra elettrica.

Così si è presentato ieri il teatro Massimo per l'unica tappa abruzzese del tour semi-acustico che Manuel Agnelli sta portando in giro per l'Italia, accompagnato dal violinista Rodrigo D'Erasmo.

Un modo per vedere il leader degli Afterhours in una veste nuova, ma che al tempo stesso è sempre stata in nuce nella band milanese e in questo concerto emerge con prepotenza, alternando le hit del gruppo ("Male di miele", "Bianca", "Adesso è facile", "Ballata per la mia piccola iena") ad alcune cover di pregio, tra cui spicca un'irriconoscibile "Shadowplay" dei Joy Division.

Tuttavia la serata, intensa ed emozionale, non è solo a base di canzoni: c'è spazio altresì per alcune letture, come 'Cristo torna sulla terra' e “Diario degli errori” di Ennio Flaiano. Agnelli definisce l'Italia "un Paese medievale" ma non vuole cedere alla chiusura mentale dei suoi abitanti e così, anche dal punto di vista musicale, cerca di addentrarsi in terreni a lui inusuali: si spiega così l'interessante rifacimento di "Video Games", successo di Lana Del Rey.

L'artista si mette a nudo ripercorrendo i dolori che ha provato negli anni: le difficoltà vissute all'epoca di "Hai paura del buio?", quando aveva debiti, era senza un lavoro e la sua ragazza l'aveva lasciato, ma anche il decesso del padre, che lo segnò profondamente tanto da ispirargli addirittura un album, 'Folfiri o Folfox', che raggiunse il primo posto in classifica "mentre la gente che lo acquistava si strizzava le palle", dice scherzosamente.

E di fatto, al di là del racconto di quell'evento luttuoso, mostra sul palco anche tanta autoironia, soprattutto sulla sua nomea di "stronzo". Racconta dell'amore per i Beatles, ammettendo però che l'omicidio di John Lennon lo lasciò indifferente, e parla di Kurt Cobain approfittando del giorno in cui ricorrono i 25 anni dalla scomparsa (avvenuta il 5 aprile 1994): "Aveva solo un anno in meno di me, mi è dispiaciuto molto". Poi parte un bell'omaggio ai Nirvana con "You know you're right". 

Continuando sull'onda dei ricordi, Manuel svela di aver sofferto anche quando morirono David Bowie e Lou Reed, perché lui si era in qualche modo aggrappato ai loro brani: non possono dunque mancare "The bed" e, a chiusura del primo set, "Perfect day", entrambe del rocker statunitense.

Gran finale con "Non è per sempre" e "Quello che non c'è", per 2 ore di performance che svelano l'anima più profonda di una delle migliori voci che la nostra nazione possa attualmente vantare. Il live di Pescara è stato organizzato da Best Eventi.


Si parla di