“L’Altrove Segno e Identità” al Mediamuseum dall'11 giugno all'11 luglio
Sabato 11 giugno alle ore 17.30, presso il Mediamuseum, sarà inaugurata la mostra: “L’Altrove Segno e Identità”. L'esposizione, a cura di Claudio Crescentini, resterà aperta fino all'11 luglio.
La donna, nell’attualità dell’essere artista oggi e seguendo l’insegnamento di Jacques Lacan, viene verificata, nella presente mostra, per il tramite di una mirata selezione di artiste del XX e XXI secolo, mediante le quali l’approccio curatoriale si estrinseca nella multidisciplinarietà e interdisciplinarietà dei lavori presentati. Il risultato è la presenza di 10 artiste, di varie generazioni, culture e “identità” che andranno a confrontarsi su un tema storico e di grande attualità.
La mostra, infatti, si snoda, anche grazie ad un allestimento studiato in funzione del particolare spazio espositivo, dal valore installativo di Candy Candy alla pittura di Bertina Lopes, Camelia Mirescu e Daniela Ventrone, passando per il collage di Paola Ponzellini. Dalle creazioni extra-pittoriche di Laura VdB Facchini e di Yayoi Kusama a quelle cromatico-performative di Cinzia Fiaschi, oltre alla fotografia di Tina Modotti e alla poesia di Patti Smith.
Dal femminismo ai gender studies le donne artiste, soprattutto dagli anni '60 in poi, hanno assunto una loro autonomia e specificità, non contraria o in opposizione a quella maschile, ma appunto Altra.
Tanto che L’Altrove teorizzato da Lacan nel Seminario V (1957) come nuovo ritratto del desiderio – il «desiderio dell’Altrove» lo chiama – non riflette più la sua dimensione oggettuale e unicamente sessuale, di «desiderio sessuale», come avrebbe detto Freud, ma richiama, per via complementare, proprio la sfera intellettuale e quindi creativa, perciò artistica, della donna e, nel nostro specifico, della donna artista.
Se Lacan con le sue teorie mette in luce la secondarietà psicologica del desiderio femminile come inseguimento disperato di un «oggetto del soddisfacimento» che non esiste, da altro lato rafforza proprio la specificità del desiderio femminile appunto come apertura verso L’Altrove, come trascendenza, invocazione di un’altra possibilità rispetto a quella dell’esistente rispecchiabile e verificabile anche nell’arte, nel fare arte. Del resto non è affatto un caso trascurabile che Lacan abbia proposto di tradurre il termine tedesco che in Freud definisce il desiderio – Wunsch – con il termine francese Voeu, voto, vocazione, quasi come nel senso della “vocazione del fare arte” – fare Altro – molto spesso espressa dalla critica d’arte del XX secolo.
In questo senso la mostra si pone come ponte, passaggio fra l’Altro e L’Altrove da intendere quindi come spinta propulsiva della creatività e, nel presente caso, della creatività artistica, verificata anche sulla tecnicità e il tecnicismo delle opere delle donne artiste presentate, quasi senza soluzione di continuità fra una tecnica e l’altra, fra una generazione e l’altra.