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"Radici in Comune" su piazza Sacro Cuore: "Una mitigazione climatica mancata"

L'associazione "Radici in Comune" muove alcune critiche all'amministrazione comunale di Pescara per il progetto di riqualificazione di piazza Sacro Cuore

I nuovi alberi in piazza Sacro Cuore

Una mitigazione climatica mancata con i lavori in corso in piazza Sacro Cuore a Pescara.
A dirlo è l'associazione "Radici in Comune" commentando la piantumazione dei primi alberi, delle magnolie nello specifico.

«Uno alla volta si stanno inserendo nelle ristrette aiuole», dicono dall'associazione.

«La riqualificazione in corso Umberto I e piazza Sacro Cuore», ricorda "Radici in Comune" è un intervento finanziato dal ministero dell’interno-Pnrr missione 5 componente 2- investimento 2.1. rigenerazione urbana. Queste le finalità: "...miglioramento della qualità del decoro urbano per il recupero e potenziamento degli spazi come luogo di incontro e di aggregazione, unitamente alla rigenerazione del verde pubblico preesistente finalizzato anche alla mitigazione dei cambiamenti climatici in corso … con intervento pilota di adattamento ai cambiamenti climatici, per ridurre isola di calore ….Uso di barriere alberate ombreggianti, inserimento di alberature per la forestazione periurbana, creazione di superfici permeabili e contestuale diminuzione del suolo pavimentato". Si direbbero le migliori premesse, in linea con l’approccio moderno della progettazione degli spazi pubblici basata sulle Nbs (soluzioni basate sulla natura); al contrario, nella sua realizzazione, le finalità vengono mancate e capovolte. E così, capovolgendo la premessa, nella stessa relazione tecnica allegata al progetto si trova la sintesi delle critiche e osservazioni che da tempo cittadini e associazioni hanno effettuato. Il finanziamento del ministero dell’Interno, fondi Pnrr, volto alla rigenerazione urbana e alla coesione sociale, sono fondi che andrebbero usati per la rigenerazione delle periferie. Rigenerazione del verde pubblico preesistente - Nella realizzazione non è stato previsto alcun intervento di recupero del verde preesistente, è stato al contrario totalmente abbattuto. Diminuizione del suolo pavimentato - Parte delle aiuole esistenti sono state invece cementificate, arrecando consumo di suolo. La depavimentazione o de-sealing, consiste in un intervento volto a riportare alla luce suolo libero con inserimento di verde. È la ricetta più efficace per la mitigazione dell’isola di calore. Ma a Pescara in piazza Sacro Cuore si prevede, al contrario, una diminuzione delle aree libere al suolo: si passerà da 600 metri quadrati a soli 100 m² circa di terreno libero, frazionato nelle aiuole circolari di diametro circa 1.2 metri. Il progetto nella sua esecuzione così tradisce l’obiettivo dichiarato di mitigazione in quanto: si è realizzato un massetto poroso drenante (per parte della superficie della piazza) con soprastante pavimentazione in blocchetti prefabbricati: ma tale soluzione non garantisce un significativo apporto ai fini della mitigazione climatica in quanto la latenza termica, cioè il rilascio del calore accumulato, rimane sempre la stessa del calcestruzzo. La diminuzione di porzioni di terreno libero (la superficie delle aiuole) porterà al contrario a un peggioramento dell’isola di calore».

Poi dall'associazione "Radici in Comune" proseguono: «La sostituzione della pavimentazione scura con una chiara non compensa di certo, nel bilancio termico, la perdita di circa 500 mq di suolo libero, che offre i noti servizi ecosistemici dovuti alla evatraspirazione. La pavimentazione drenante crea il problema di una adeguata ossigenazione del terreno sottostante: le radici degli alberi non hanno bisogno solo di acqua ma anche di ossigeno; la scelta di privare gli alberi delle naturali zone vitali (le aiuole in terra) potrebbe determinare un loro veloce deperimento e, comunque, uno sviluppo stentato. Considerato che la scelta è ricaduta in un numero importante di magnolie, note per il loro apparato radicale superficiale, è da capire come queste si comporteranno, visto che l’aiuola è di misura insufficiente. I pori del massetto tenderanno a ostruirsi nel tempo, dovuto a sporcizia e residui. La mancata ossigenazione potrà cosi arrecare marcescenza».

Le linee guida

«Il comitato per sviluppo del verde urbano pubblico (Ispra- ministero Ambiente) nelle sue relazioni annuali», ricordano dall'associazione, «insiste oltre all’utilizzo di specie autoctone, anche nella scelta fondamentale di progettare “neoecosistemi” cioè impianti per le zone verdi che abbiano della naturalità in modo da rendere più resistente e sano l’albero, per garantire una crescita ottimale e per ridurre i costi di gestione e manutenzione. È chiaro che gli alberi posizionati in piazza Sacro Cuore avranno bisogno di acqua e di molte sostanze nutritive per ovviare alla aiuola ristretta. Anche la piazza dovrà essere pulita maggiormente, visto che le foglie non cadranno nelle esigue porzioni di terreno, trasformando così del prezioso nutriente addirittura in rifiuto».

La riforestazione urbana

«Per riforestazione urbana», concludono da "Radici in Comune", «si intende un massiccio aumento del numero degli alberi unito alla loro capacità di ombreggiamento. I lecci esistenti tra piazza Sacro Cuore e corso Umberto erano circa 175. I nuovi alberi saranno 184, un aumento quindi inconsistente. Non esistono tavole progettuali sulla resa ombreggiante, ma vedendo che molti alberi utilizzati, come le magnolie, hanno un comportamento fastigiato, cioè tipo cono allungato, va da sé che la capacità di creare una ombra continua sarà ridotta. Una realizzazione in sintesi che, bilancio termico alla mano, non mitigherà l’isola di calore. Un progetto senza il coraggio di depavimentare, che punta semplicemente alla sostituzione del verde esistente, invece che affiancarlo e implementarlo. Ma sappiamo già che questa è una strada lunga e piene di perdite, come ci dimostrano le altrui esperienze e le stesse sostituzioni avvenute in varie parte della città. Un progetto coraggioso sarebbe stato quello di curare i lecci, cha hanno dato prova di vitalità persino dai monconi rimasti, affiancando una nuova forestazione, aggiuntiva, ampliando porzioni di terra libere dalla coltre di cemento, affidandosi all’ampia letteratura scientifica esistente sul tema della città spugna. Si sarebbe potuto creare una vera infrastruttura verde centrale, dando spazio ai nuovi concetti di vivibilità, e non ritornare a vecchie idee incentrate sul decoro e sul verde come arredo urbano».


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