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Cassonetti presi d’assalto in via Da Fiore: "Altro che la differenziata porta a porta!"

Arrivano. Con i SUV economici, le utilitarie, i furgoncini da lavoro. Arrivano e lasciano i propri scarti, abbandonati dove capita, senza neanche riflettere sul fatto che se una cosa non ci entra, in un contenitore, non puoi metterla. E la lasciano lì, la loro immondizia, per terra, in strada, alla mercè di animali di sorta. Ogni giorno è la stessa storia in via Gioacchino Da Fiore: da quando è partita la raccolta differenziata nelle zone limitrofi i residenti si sono trovati a dover subire l’assalto da parte di coloro che della selezione intelligente dei rifiuti non vogliono proprio sentire parlare. Una zona da cui già in passato si sono levate voci di protesta per l’incuria e il disinteresse da parte del comune. All’abbandono si è aggiunta, negli ultimi tempi, la piaga dei rifiuti:

«Ogni giorno vengono da tutte le parti a buttare l’immondizia qui», ammette un residente, «abbiamo provato a chiamare il comune, i vigili, ma ci rimbalzano da un ufficio a un altro, o non rispondono».

Nel frattempo la processione prosegue. Una, due, tre macchine per volta si accostano, lasciano i propri sacchi dove capita e se ne vanno, come se fosse un problema di altri ciò che loro gettano via. Tutti quei sacchi sono poi un richiamo per disperati alla ricerca di qualcosa di utile:

«Aprono i cassonetti, rovistano e gettano tutto fuori per cercare qualcosa», confessa esasperata un’altra inquilina, «ci hanno abbandonati».

Ma, al di là del pratico, quello che stupisce è il malcostume di una città che si lamenta per poi tirarsi indietro quando minimamente chiamata in causa. Città più grandi e più complesse si adoperano da anni per la raccolta differenziata porta a porta, con risultati eccelsi, ma a Pescara sembra regnare quel ragionamento confuso che vede in ogni proposta una costrizione da aggirare

“Devo fare la differenziata? Cerco un cassonetto dove ancora non c’è, cento metri più avanti”, “Qui è già pieno di immondizia? Lascio i sacchi a terra, non è un mio problema”: è questo il ragionamento che seguiamo ogni giorno quando siamo chiamati alla minima responsabilità? Intanto a chi abita in quelle zone non resta che tapparsi il naso e sperare che ci sia un posticino per abbandonare l’immondizia, un buco per loro, che avrebbero diritto a depositarla lì dove altri non si curano degli effetti.

Domani, forse, si svilupperà quel minimo di coscienza sociale che negherà la possibilità di cercare una soluzione facile a un problema minimo cento metri più avanti. Nell’attesa non resta che aspettare: la differenziata porta a porta, prima o poi, arriverà anche lì.


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