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VIDEO | Pronto soccorso, Pettinari (M5s): "Situazione tragica, senza il potenziamento dell'assistenza territoriale si rischia il collasso"

Il vicepresidente del consiglio regionale ha redatto un dossier sul problema sovraffollamento denunciando non solo le carenze interne, ma anche quelle esterne a causa della scarsa assistenza assicurata ai cittadini: presentata una nuova interpellanza alla Regione

Servirebbero almeno 6 medici, 10 infermieri e 10 operatori socio sanitari nel pronto soccorso di Pescara per tentare di gestire gli 80mila accessi l'anno di media che si registrano, ma non sarebbero neanche sufficienti senza il potenziamento della rete di assistenza territoriale a cominciare dalla riattivazione della guardia medica che oggi “offre solo consulenza telefonica e se proprio necessario la consulenza la fa a casa”.

Questi i numeri e la situazione che si registra nel presidio di emergenza-urgenza secondo quanto messo nero su bianco dal dossier redatto dal vicepresidente del consiglio regionale Domenico Pettinari (M5s) per analizzare il problema del sovraffollamento che si registra nella struttura. Pettinari fa sapere di aver presentato una nuova interpellanza al presidente della Regione Marco Marsilio e l'assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì per chiedere “che si cambi immediatamente rotta potenziando il territorio e quindi riaprendo le guardie mediche e aumentando i posti letto per garantire la lungodegenza sulle cronicità soprattutto per gli anziani, anche nelle Rsa o sarà una tragedia totale”

Una situazione “tragica” per il vicepresidente determinata dalla “continuità” della gestione politica dal 2014 ad oggi fatta sia dal centrosinistra che dal centrodestra che i problemi, chiosa, “non li hanno mai risolti”. Tutto questo disegna quindi, prosegue, un quadro preoccupante sia sul piano delle cure che su quello della sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori con le aggressione registrate che lo dimostrerebbero.

Tre le problematiche rilevate dall'indagine condotta sul pronto soccorso dove attualmente operano complessivamente 23 medici, 70 infermieri e 40 oss. Problemi che riguardano “fattori di ingresso”, “fattori interni” e fattori di uscita”. “Il primo dipende proprio dal fatto che non funzionando bene i servizi sul territorio, dai distretti sanitari alle guardie mediche, fino alla rete dei medici di medicina generale e gli ambulatori, l'utenza è costretta ad entrare ad imbuto in pronto soccorso per cui si registrano migliaia e migliaia di accessi inappropriati”, afferma Pettinari riferendosi a quelle situazioni che, se l'assistenza territoriale fosse efficiente, nel presidio non arriverebbero neanche.

Quindi i fattori interni dovuti al sovraccarico di lavoro che pesa sulle spalle del personale che è, come detto, carente e che, sottolinea “si dovrebbe ringraziare per quello che fa. Deve gestire non solo l'emergenza urgenza, ma anche quei pazienti che vengono ricoverati direttamente in pronto soccorso dove si creano tre o quattro reparti accorpati rendendo la situazione ingestibile”.

In ultimo e strettamente legati ai fattori esterni, quelli “di uscita” per cui dimettere è impossibile, denuncia Pettinari, così come inviare chi ha bisogno di essere ricoverato nei reparti “per la carenza dei posti letto, cosa che si registra anche nelle Rsa (Residenza assistenziale assistita), nelle Ra (Residenza assistita) e nelle lungodegenze. Questo vuol dire che chi dovrebbe uscire staziona in pronto soccorso per giorni interi ed è il caos totale”.

Per il vicepresidente del consiglio regionale “il pronto soccorso nuovo è peggio quello vecchio dove almeno le barelle erano tutte a vista. Qui ci sono anfratti per cui chi opera all'interno del presidio non ha una visione complessiva e questo comporta grande stress nel personale e nei pazienti e purtroppo anche violenze ed aggressioni oltre ad aumento della mobilità e l'allungamento delle liste d'attesa. Tutto questa – incalza – ha prodotto ed è forse l'unico caso in Italia, la chiusura per alcuni codici del pronto soccorso con le ambulanze che sono state dirottate a Penne e Popoli”. Un presidio realizzato con un investimento di oltre 4 milioni di euro dove però, aggiunge riferendo di una recente visita ispettiva, “si è potuto constare la tortuosità dei percorsi e la cattiva organizzazione degli spazi, estremamente disfunzionali per un reparto di emergenza”, oltre al problema già citato della carenza di personale. Pettinari ammette che tentativi per arginare i problemi sono stati fatti con l'istituzione ad esemio dell'Obi (l'unità operativa semplice di osservazione breve intensità”, ma con scarsi risultati.

Il problema del pronto soccorso dunque per il vicepresidente non è da imputare al presidio di emergenza-urgenza, “ma a tutto il processo assistenziale che vede coinvolti la medicina territoriale, i medici di medicina generale e l’ospedale tutto. Anzi è solo grazie alla professionalità e alla abnegazione del personale se si riesce ad andare avanti”.

L'auspicio di Pettinari che tutte le criticità rilevate le ha messe dentro quell'interpellanza è che arrivi presto in aula e che, soprattutto, ottenga risposte “chiare – conclude -: le stesse che si aspettano i cittadini abruzzesi costretti a fare i conti ogni giorno con un sistema sanitario pubblico mal gestito e inefficiente”.

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